I Interludio
L’uomo affacciato sul balcone osservava le
ultime luci del giorno farsi sempre più fioche dietro un orizzonte
purpureo che iniziava a cedere il passo al meraviglioso cielo stellato
di quella zona centrale della galassia, sede in passato, di un immenso
impero estesosi fino ai suoi più reconditi confini, prima di collassare
sotto il peso della sua stessa magnificenza.
La regione centrale di quel settore
galattico regalava spettacoli astrali oltre ogni immaginazione ed era
assurdo, pensava, come nel passato gli uomini si erano potuti chiudere
sotto gigantesche cupole, privando i loro occhi di simili panorami
celesti. In alto sullo zenit, una nebulosa color rosso vermiglio,
contornata da sfumature giallo-verdi imperava da centinaia di migliaia
d’anni, con l’esclusivo compito di incubare e forgiare le giovani
stelle; qualche grado più a destra, un antico ammasso globulare, grande
alcune centinaia di anni luce, metteva in bella mostra le migliaia di
stelle in esso contenute ed infine lo scintillio quasi uniforme di
stelle più o meno luminose con tonalità che andavano dal blu, al giallo,
all’arancione, a seconda della loro temperatura, completavano il resto
del cielo in una girandola cromatica mozzafiato.
Solo una piccola zona del cielo, posta al
centro di una più vasta e luminosa, tra lo zenit e l’orizzonte restava
buia e priva di sorgenti luminose. In quella direzione si estendeva il
cosiddetto “settore centrale”, una sfera di circa cinquemila anni luce
di diametro, che conteneva la metà della massa complessiva della
galassia e dove nel suo centro predominava il grande Buco Nero,
l’oggetto più stravagante dell’universo che da tempo immemorabile
ingurgitava stelle, gas, polveri e quant’altro gli capitasse nei
dintorni. Da lì neanche la luce poteva fuggire, il buio e soprattutto la
gravità regnavano sovrani. Quello, dopotutto, era l’unico settore
disabitato, se si escludeva qualche asteroide con impiantate delle
stazioni di ricerca, che a causa dell’enorme attività stellare composta
soprattutto da radiazioni gamma e x, non concedeva zone relativamente
tranquille affinché un pianeta potesse mantenere condizioni stabili
adatte alla vita.
Un’altra persona nel frattempo uscì sul
balcone, gli si affiancò e fissò anch’egli il cielo per qualche istante.
La conversazione che
seguì non fu vocale ma esclusivamente mentale ed avvenne in maniera
rapida. Quel modo di comunicare, infatti, non aveva bisogno del tempo
che solitamente si impiegava per pronunciare le frasi; tutti i pensieri,
le emozioni o gli stati d’animo che si volevano esprimere si formavano
direttamente nella mente altrui istantaneamente.
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