- Infatti. Io sono Derek Jorgaard, lui è
Beryl Lafcadio e come lei ha notato, veniamo da Terminus e siamo gli
storici che lei attendeva. –
Si strinsero la mano a vicenda.
- Piacere di fare la vostra conoscenza. Non
posso che ritenermi onorata per l’incarico che ci è stato affidato.
Spero di svolgerlo nel migliore dei modi. –
- Lo stesso vale per noi, Loira. Ci
possiamo dare del tu? – chiese Derek.
- Certamente. –
Beryl si sfregò le mani.
- Bene, adesso che ci conosciamo che
facciamo? Quando possiamo iniziare? –
Dallo zaino sulla spalla, Loira estrasse un
piccolo computer palmare trasparente.
- Ho qui i permessi firmati dal
Governatore, dobbiamo solo avvisare i servizi di sicurezza kalganiani
che provvederanno ad inviarci un ufficiale che ci aprirà le porte del
palazzo. Il Governatore non ha voluto dare molto risalto alla notizia,
per via della nota superstizione dei cittadini, quindi entreremo in
maniera, per così dire, anonima onde evitare proteste in pubblico di
qualche fanatico. Possiamo iniziare quando volete, ma voi siete appena
arrivati e non so se volete riposarvi oppure…-
- Non abbiamo fatto altro che riposare
sulla nave. – intervenne Derek – possiamo cominciare anche subito.–
Con espressione raggiante mista ad
impazienza Loira accese il suo palmare ed iniziò a digitare.
- Perfetto. Chiamo subito il servizio di
sicurezza in modo da trovarci all’entrata del palazzo con il loro
ufficiale. –
Presero un aerotaxi che giunse a
destinazione, dopo pochi isolati, in un vasto piazzale con una lunga
strada che conduceva ad un palazzo lontano circa un chilometro.
S’incamminarono verso il palazzo e
l’autista del mezzo, resosi conto della loro destinazione, ripartì
velocemente tra le proteste dei mezzi che sopraggiungevano alle sue
spalle.
Il viale che stavano percorrendo non
sembrava una strada che conduceva al palazzo che una volta era stato il
centro strategico dell’Unione dei Mondi. Non c’erano mura di confine,
inferriate o posti di guardia. Sembrava si stesse andando in qualche
museo o in un palazzo aperto al pubblico. Il Mulo, infatti, non aveva
bisogno di guardie o mura che proteggessero la sua incolumità. Il suo
miglior guardiano era se stesso. Grazie alle sue capacità poteva
percepire da enorme distanza la presenza o l’avvicinarsi di qualsiasi
persona, poteva avvertirne le intenzioni, le emozioni ed in nessun modo
poteva essere preso alla sprovvista.
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