FONDAZIONE ANNO MILLE 
di R. Simone

 

- Infatti. Io sono Derek Jorgaard, lui è Beryl Lafcadio e come lei ha notato, veniamo da Terminus e siamo gli storici che lei attendeva. –

Si strinsero la mano a vicenda.

- Piacere di fare la vostra conoscenza. Non posso che ritenermi onorata per l’incarico che ci è stato affidato. Spero di svolgerlo nel migliore dei modi. –

- Lo stesso vale per noi, Loira. Ci possiamo dare del tu? – chiese Derek.

- Certamente. –

Beryl si sfregò le mani.

- Bene, adesso che ci conosciamo che facciamo? Quando possiamo iniziare? –

Dallo zaino sulla spalla, Loira estrasse un piccolo computer palmare trasparente.

- Ho qui i permessi firmati dal Governatore, dobbiamo solo avvisare i servizi di sicurezza kalganiani che provvederanno ad inviarci un ufficiale che ci aprirà le porte del palazzo. Il Governatore non ha voluto dare molto risalto alla notizia, per via della nota superstizione dei cittadini, quindi entreremo in maniera, per così dire, anonima onde evitare proteste in pubblico di qualche fanatico. Possiamo iniziare quando volete, ma voi siete appena arrivati e non so se volete riposarvi oppure…-

- Non abbiamo fatto altro che riposare sulla nave. – intervenne Derek – possiamo cominciare anche subito.–

Con espressione raggiante mista ad impazienza Loira accese il suo palmare ed iniziò a digitare.

- Perfetto. Chiamo subito il servizio di sicurezza in modo da trovarci all’entrata del palazzo con il loro ufficiale. –

 

Presero un aerotaxi che giunse a destinazione, dopo pochi isolati, in un vasto piazzale con una lunga strada che conduceva ad un palazzo lontano circa un chilometro.

S’incamminarono verso il palazzo e l’autista del mezzo, resosi conto della loro destinazione, ripartì velocemente tra le proteste dei mezzi che sopraggiungevano alle sue spalle.

Il viale che stavano percorrendo non sembrava una strada che conduceva al palazzo che una volta era stato il centro strategico dell’Unione dei Mondi. Non c’erano mura di confine, inferriate o posti di guardia. Sembrava si stesse andando in qualche museo o in un palazzo aperto al pubblico. Il Mulo, infatti, non aveva bisogno di guardie o mura che proteggessero la sua incolumità. Il suo miglior guardiano era se stesso. Grazie alle sue capacità poteva percepire da enorme distanza la presenza o l’avvicinarsi di qualsiasi persona, poteva avvertirne le intenzioni, le emozioni ed in nessun modo poteva essere preso alla sprovvista.

 

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