II
Androide:
Essere artificiale costruito dall’uomo, ma perfettamente somigliante
ad un essere umano, di cui si narra in varie leggende. Si ritiene che in
un lontano passato abbiano servito l’uomo nei più svariati compiti e
che i loro cervelli artificiali erano vincolati da tre leggi…
ENCICLOPEDIA GALATTICA
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Un robot? – esclamò sbigottito Benning. – Uno di quegli esseri
artificiali in cui si parla nei miti e leggende dell’epoca
pre-imperiale?
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Si, Oratore. Anzi, per meglio dire, un androide: un essere in metallo,
plastica e pelle sintetica, in tutto e per tutto identico ad un
qualsiasi essere umano. Una meraviglia tecnologica del passato di cui
avevamo perso ogni traccia e cognizione. – allargò le braccia. –
Questo dimostra come le leggende nascano quasi sempre da un fondo di
verità.
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In che condizioni si trovava il rob…l’androide. – chiese
l’Oratore Bharavel.
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Non molto buone purtroppo. L’abbiamo trovato conservato in una specie
di cassa trasparente lesionata dal crollo della volta, quasi sicuramente
all’epoca del Grande Saccheggio. Probabilmente l’androide si trovava
immerso in una sostanza semi-liquida che aveva il compito di preservarlo
dall’incuria del tempo ma che si era ormai volatilizzata a causa dei
danni. Alcune macerie, inoltre, durante il crollo hanno danneggiato
anche la testa dell’androide. Osservandolo da lontano ho pensato, in
un primo momento, di trovarmi davanti ad un essere umano posto in uno
stato di stasi criogenica ma poi, quando mi sono avvicinato, ho notato
un’apertura all’altezza del plesso solare molto poco umana e nella
quale era possibile scorgere i suoi meccanismi interni. Dopo aver
passato qualche minuto nel cercare di rendermi conto che quello che
avevo davanti agli occhi era reale ho, quindi, provato a premere un
piccolo pulsante all’interno di quella cavità addominale per vedere
cosa fosse successo.
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E cosa è successo?
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L’androide si è semplicemente attivato.
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Funzionava? Dopo tutto questo tempo? – l’Oratore Frassert non
riusciva a stare fermo sulla sua poltrona.
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Funzionava, almeno,quel tanto che bastava per riuscire a parlare.
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Cosa ha detto?
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E’ stato un discorso abbastanza articolato e per questo motivo
consentirei a tutti voi presenti di condividere con me il colloquio
intercorso con l’androide al fine di acquisire ogni minimo particolare
della mia esperienza.
Senza
aggiungere altro Judh abbassò le sue difese mentali permettendo agli
oratori presenti, in quello che veniva considerato un atto di estrema
fiducia, di leggere liberamente i suoi pensieri affinché fossero, essi
stessi, protagonisti in prima persona del dialogo in questione. In quel
particolare momento così intimo, niente poteva impedire ad uno degli
oratori di poter leggere i pensieri, i desideri, i segreti più
reconditi di Judh ma la fiducia e la discrezionalità che riponevano gli
oratori tra di loro, andava al di là di ogni tipo di tentazione o
sospetto.
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