Mentre il computer gli segnalava che della nave pirata non c’era più traccia Judh cercò di riprendere il controllo dell’assetto ma i motori, ormai danneggiati, non riuscirono a raggiungere il regime necessario per poter contrastare il richiamo gravitazionale del pianeta; passò immediatamente all’utilizzo dei motori ausiliari con il risultato che il poco plasma rimasto nei serbatoi gli regalò solo pochi secondi di spinta, riconquistando provvisoriamente quota, prima di terminare e riprendere l’ormai inesorabile caduta.

Che brutta giornata ! pensò amaramente Judh, poggiato sullo schienale della sua poltrona. Gli eventi sembravano aggravarsi sempre più ed in maniera esponenziale, quella discesa incontrollata non gli lasciava più speranze di riprendere il controllo della nave e non aveva neanche senso mettersi in salvo lanciandosi con un guscio di salvataggio perché su quel pianeta radioattivo sarebbe atterrato già morto ma… che strano, pensò guardando la piccola porzione del pianeta che riusciva ad intravedere dall’oblò della cabina.

Il pianeta sottostante gli sembrava diverso da quello visto prima del balzo. Il vasto bagliore azzurro, indice della radioattività, non era più visibile, al suo posto c’era un sottile alone, sempre azzurro, ma molto meno intenso e… si sporse maggiormente per vedere meglio… sulla superficie poteva adesso scorgere le nubi bianche, il blu degli oceani e vaste zone di verde rigoglioso.

Ma dove sono finito?

Non ebbe tempo per pensare una risposta che avesse un talché di logica che il computer gli segnalò l’entrata nella sottile atmosfera di quel pianeta che adesso dubitava fortemente essere la Terra.

Aggrappandosi a quell’esile speranza che ciò che avesse appena visto non fosse un’illusione indotta dalla radioattività, corse al centro dell’astronave, aprì un piccolo portello posto sul pavimento e si calò dentro un piccolo breve cunicolo che lo condusse dentro il guscio di salvataggio. Richiuse il portello sigillandolo, un leggero campo di forza gli avvolse il petto mantenendolo saldamente fermo sulla poltrona, attivò la strumentazione interna e, dopo un attimo di esitazione o riflessione, premette il grosso pulsante sopra la sua  testa che provocò l’immediata separazione del guscio dalla Palver.

Trascorsero due minuti prima che Judh potesse prendere il controllo totale del guscio, guardando in basso si rese conto che su quel pianeta non c’era più la benché minima traccia di radioattività mentre sopra di sé passava la scia incandescente lasciata dalla Palver. La osservò per qualche secondo in attesa che scomparisse dietro l’orizzonte augurandosi che, ovunque fosse precipitata, non ci fossero state zone abitate perché l’esplosione al suolo di una nave del genere avrebbe provocato una catastrofe ma, ancor prima di giungervi, un lampo l’avvolse e dopo qualche frazione di secondo sparì senza nessun boato e nessun segno visibile di esplosione.

 

pag. 21