Avrebbe dovuto levarsi immediatamente da
quella posizione ma un ulteriore fuga avrebbe richiesto una nuova
sessione di calcoli pre-balzo e poi… dove poteva ormai fuggire con la
nave così danneggiata?
Cercò di aggrapparsi alla speranza che il
computer gli desse subito l’ok per il balzo ma durante quella disperata
ricerca di un ancora di salvezza notò un altro luccichio provenire da
dove ora doveva trovarsi la nave pirata.
Avevano sparato un altro colpo e tra una
decina di secondi l’avrebbero centrato…doveva fare qualcosa …doveva
improvvisare …doveva…una spia richiamò la sua attenzione: il computer
aveva dato l’ok…sette secondi…ma non aveva la possibilità di
allontanarsi in linea retta dal pianeta…sei secondi…doveva
effettuare il balzo da quel punto…cinque secondi… praticamente
alla cieca…quattro secondi…sotto l’influenza di quei disturbi
gravitazionali…tre secondi…avrebbe potuto finire chissà dove…due
secondi… ma non aveva altra scelta…un secondo…e scomparve
dallo spazio reale.
La visuale esterna non cambiò.
Si aspettava di vedere uno sfondo stellato,
un campo di asteroidi o il semplice buio dello spazio profondo ma non lo
stesso identico panorama.
Eppure la sensazione di vuoto allo stomaco
che generalmente si provava quando si entrava nell’iperspazio l’aveva
avvertita.
Stranamente riusciva ancora a scorgere il
grande satellite della Terra, la stella Sol ed il pianeta sottostante
anche se tutti e tre i corpi apparivano leggermente spostati rispetto
alla posizione originaria.
Istintivamente controllò gli strumenti per
vedere che fine aveva fatto il siluro che gli stava piombando addosso
ma…nessuna traccia. Se ci fosse stato, del resto, non avrebbe avuto
neanche il tempo di effettuare quel controllo.
Ancora attonito cercò almeno di rilevare la
posizione della nave pirata, probabilmente il balzo l’aveva solo
spostato di qualche chilometro e durante quel passaggio il siluro poteva
esser già esploso. Nel mettere in atto quella ricerca, però, la sua
attenzione venne richiamata dal indicatore altimetrico che gli segnalava
una rapida perdita di quota. Lasciò perdere la sua ricerca e consultò il
computer scoprendo così che il balzo aveva portato la Palver
parecchi chilometri al di sotto del punto in cui si trovava inizialmente
e che, in quel preciso momento, si trovava in caduta libera verso il
pianeta.
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