Il rilascio di quella quantità di gas
incandescente provocò, a contatto con l’atmosfera, un’immane fiammata
alle sue spalle che causò qualche minuto di cecità strumentale, per
alcuni secondi anche visiva, della nave pirata che sopraggiungeva.
Quell’insperato vantaggio acquisito permise
così a Judh di prendersi il tempo necessario per posizionare la
Palver esattamente sul polo magnetico del pianeta sottostante,
l’unico punto dello spazio in cui la confluenza delle linee di campo
magnetico interferiva con le letture dei sensori rendendo, in questo
modo, qualsiasi nave invisibile ad ogni tipo di ricerca strumentale.
L’unico modo per essere intercettato sarebbe stato mediante la visuale
diretta ma riuscire ad essere visto nello spazio ad occhio nudo e in un
raggio di centocinquanta chilometri era una cosa molto difficile per
chiunque.
Con la nave perfettamente immobile Judh
riavviò le operazioni per il calcolo del balzo nell’iperspazio. A
calcoli terminati gli sarebbe bastato schizzar via in linea retta, per
allontanarsi dall’influenza gravitazionale del pianeta, e catapultarsi
lontano da lì.
Per guadagnare tempo, impostò due brevi
microbalzi fissando il punto d’uscita finale in un punto periferico del
sistema solare e dato che in quel modo alcuni parametri di calcolo
tendevano a zero l’operazione sarebbe stata più rapida.
L’attesa fu snervante e condotta nel più
assoluto silenzio.
Anche i sensori della sua nave erano
disturbati dal campo magnetico e per cui neanche lui sapeva dove fosse
l’astronave pirata, così spense provvisoriamente i motori e si mise a
fissare lo spazio esterno, oltre il vetro, alla ricerca di una traccia
visiva dei suoi inseguitori.
Erano trascorsi otto interminabili minuti
quando con la coda dell’occhio percepì un luccichio sulla sua destra. Si
avvicinò al vetro per poter vedere meglio cosa fosse senza nulla
scorgere ma dopo una decina di secondi uno scossone percorse per intero
la carena della nave.
Imprecò ad alta voce, evidentemente anche
il comandante dei pirati conosceva quel trucchetto; accese i motori e
consultò nuovamente il computer. Quell’esplosione aveva ulteriormente
danneggiato i motori, ma soprattutto l’onda d’urto conseguente aveva
spostato la Palver dal polo magnetico che fino a quel momento
l’aveva tenuto nascosto e questo voleva dire che adesso sarebbe stato
ben visibile sugli schermi nemici. Se il primo colpo era stato sparato
manualmente il prossimo l’avrebbero sparato con l’aiuto dei sistemi di
puntamento.
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