La Palver schizzò via,lasciando probabilmente sorpresi i suoi aggressori dato che non ebbero neanche il tempo di far fuoco, impreparati ad una reazione del genere da parte di una nave così piccola ma, come era prevedibile, non persero tempo a buttarsi all’inseguimento cercando di riguadagnare il terreno perduto e sparando delle raffiche nel tentativo di intimorire la loro preda.

Judh aveva preso un discreto vantaggio riuscendo a mantenere la Palver a circa quattrocentosessanta chilometri dall’astronave pirata, appena al di fuori della portata massima delle loro armi, ma non riusciva ad incrementare tale distanza in quanto si accorse che il primo colpo subito gli aveva danneggiato la carena posteriore, riducendo il regime del motore antigravitazionale al sessantotto percento. In quelle condizioni sarebbe entrato nel raggio di fuoco dell’astronave pirata in pochi minuti, un tempo insufficiente per il computer per completare  i calcoli pre-balzo. Aveva bisogno di un diversivo, di qualcosa che gli consentisse di guadagnare tempo prezioso.

Si trovava adesso a quindicimila chilometri dalla Terra ed in rapido avvicinamento. Il pianeta sullo schermo gli appariva avvolto da un vivido bagliore azzurro a causa della radioattività e l’astronave pirata si trovava a poco meno di quattrocento chilometri e di lì a poco pronta a far fuoco in qualsiasi momento.

In quella situazione non poteva più mantenere una rotta perfettamente lineare ma doveva effettuare improvvise manovre a zig-zag per non essere inquadrato nei sistemi di puntamento dell’astronave pirata che, nonostante tutto, riduceva imperterrita il suo ritardo.

Giunse a ottomila chilometri dalla Terra, l’Azzannatrice lo seguiva ostinatamente trecento chilometri più indietro ed aveva già sparato due colpi in direzione della Palver mancandola di poco. Judh, messo ormai alle strette, pensò di ricorrere ad alcuni trucchi che gli aveva insegnato il suo istruttore di volo anni fa, quando prese il brevetto di pilota astronavale.

La manovra che aveva in mente presentava un’elevata percentuale di rischio ma in quel momento non aveva altre soluzioni migliori per uscire da quella situazione.

Rallentò sensibilmente per consentire all’astronave pirata di dimezzare l’attuale distanza e, tra un zig-zagare e l’altro, puntò velocemente verso la rarefatta atmosfera terrestre invitando i suoi inseguitori a fare altrettanto.

Giunto negli strati alti dell’atmosfera attuò il suo piano. Dopo aver scansato un paio di colpi per poche centinaia di metri espulse improvvisamente, dagli ugelli posteriori della nave, una notevole quantità di plasma che solitamente veniva conservato per consentire il funzionamento dei motori ausiliari in caso di malfunzionamento di quelli antigravitazionali.

 

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