Nelle tre ore successive ebbe occasione di metter qualcosa sotto i denti, di gustarsi una barretta di cioccolato di cui era ghiotto e di trascorrere il tempo restante in cabina di pilotaggio, davanti al computer, a familiarizzare con quell’interfaccia neurale che, quando collegato, gli dava la sensazione di essere un tutt’uno con la nave.

Calcolò in breve tempo, grazie alle capacità quasi infinite di quel computer, una rotta comprendente una serie di diciotto balzi nell’iperspazio prima di giungere nel sistema Sol, suddividendo tale operazione in tre sessioni da sei balzi ciascuno, inframmezzate da una pausa per il controllo delle coordinate.

Quello che temeva Judh, infatti, era dover far fronte ad una percentuale d’errore nelle coordinate inserite nel computer.

Le stelle, come ben sapeva, non erano punti fissi nella galassia ma corpi in costante movimento. L’intera galassia ruota su se stessa con un periodo di rivoluzione di duecentocinquanta milioni di anni e con una velocità angolare che non è uguale in ogni settore. I suoi bracci a spirale, ad esempio, si muovono con una velocità leggermente superiore rispetto alle zone centrali causando, di conseguenza nel tempo, una variazione delle posizioni delle stelle rispetto al punto fisso che è il centro galattico. Le coordinate ricevute da Delonius risalivano, oltremodo, ad almeno ventimila anni addietro ed in quel lasso di tempo le stelle avevano sensibilmente variato la loro posizione originaria.

  

Diario di missione: Terra 1

Data galattica standard: 519.11.03.1705

Ho raggiunto la distanza minima di sicurezza dal sole di Hame per effettuare la sequenza

dei balzi. La distanza da percorrere per arrivare ai confini del sistema Sol è di circa

quarantunomila anni luce ed il tempo necessario per coprirla è stimato in quindici ore,

salvo imprevisti.

 

Qualche minuto dopo la Palver sparì dallo spazio reale entrando in quella zona al di fuori dell’universo e pressoché sconosciuta chiamata iperspazio, dove il tempo e lo spazio sono due delle undici dimensioni, arrotolate su se stesse ed aventi valore prossimo allo zero.

La prima sequenza di balzi venne completata in qualche minuto poi, come programmato, il computer ricalcolò la posizione delle stelle per una verifica.

 

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