Palazzo
del Mulo, dopo circa seicento anni di inaccessibilità. –
- Il Palazzo del Mulo? – esclamò Derek
Il Mulo. Solo quel nome bastava a rievocare
ai cittadini della Fondazione il periodo più nero che avessero mai
attraversato nella loro storia millenaria. Una variabile impossibile da
prevedere dalle equazioni psicostoriche, una scheggia impazzita che
rischiò di mandare all’aria tutto il progetto Seldon. Nato con un fisico
malandato ma dotato di enormi poteri mentalici, quest’uomo riuscì ad
assoggettare, in soli cinque anni, un decimo dei pianeti della galassia,
Terminus compreso, senza praticamente trovare nessuna resistenza. Anche
da grande distanza riusciva a piegare al suo volere intere flotte di
navi nemiche, senza sparare un colpo. Ma quando ormai nulla avrebbe
potuto fermarlo dal conquistare il resto della galassia,
inspiegabilmente la sua avanzata si arrestò. La misteriosa Seconda
Fondazione doveva arrestare l’avanzata del Mulo affinché il Piano Seldon
potesse riprendere il suo percorso originale e per fare questo fu
costretta ad uscire indirettamente allo scoperto. Essa fece sì che il
Mulo si ritirò su Kalgan, capitale dell’Unione dei Mondi da lui creata
dove lì trascorse gli ultimi anni della sua vita che il suo corpo
malandato gli permise.
- Se ricordo bene – continuò Derek -
l’inviolabilità di quel palazzo era dovuta più alla superstizione che
ad un divieto ben specifico. –
- Proprio così, Jorgaard. Dopo la morte del
Mulo il suo palazzo venne praticamente sigillato per suo volere, ma ai
regnanti che gli sono succeduti niente avrebbe impedito loro di potervi
accedere. Molti kalganiani, però, si convinsero che quella residenza
fosse maledetta dando così adito a superstizioni di ogni genere che ne
hanno mantenuto il divieto. Solo nel 376, durante la Guerra Stettiniana,
il bibliotecario di Terminus, Homir Munn riuscì ad ottenere il permesso
di entrare in quelle stanze proibite per le sue ricerche. –
- Già, ma da quello che sappiamo –
interruppe Beryl – la sua ricerca approfondì ulteriormente le conoscenze
sulla vita del Mulo, ma non svelò ad esempio il mistero delle sue
origini. -
- Ha ragione sig.
Lafcadio. Egli riportò su Terminus un’ampia documentazione sulla vita
del Mulo, passò qualche mese nel palazzo, ma da quanto sappiamo non
riuscì a visitarlo per intero. Con la guerra in corso contro la
Fondazione anche lui fu sottoposto a delle restrizioni durante i suoi
spostamenti. Era sempre scortato e le sue visite al palazzo erano
programmate e con dei limiti di tempo. Nella sua biografia Munn esprime,
in particolar modo, il suo rimpianto per non aver potuto visitare le
camere private del Mulo. -
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