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La saga del Commonwealth

Di Peter F. Hamilton

Rassegnato a veder sparire dalle librerie gli scaffali dedicati alla letteratura Fantascientifica mi ero ormai quasi convinto che questa sparizione fosse una tendenza epocale e inarrestabile.

Molto poco viene tradotto in italiano e a parte la F.S.  pubblicata  da collane storiche quali “Urania”, alcuni volenterosi editori “di nicchia” e  siti amatoriali come braviautori.it  il panorama appare desolato.

All’estero la situazione grazie al cielo sembra diversa. Leggendo le liste dei Best Seller ed i numerosi siti di S.F. in lingua inglese ci si può rendere conto come grazie al cielo almeno fuori dai confini nazionali la Fantascienza sia ancora in ottima salute!

Sulle ragioni di questa disaffezione italica verso le storie dei futuri possibili si potrebbero fare molte ipotesi, tra le quali quella che forse agli italiani il futuro fa più paura?

Ma veniamo all’oggetto di questa pagina. Circa un anno fa una mia cara amica di ritorno dal un viaggio a Londra mi ha fatto dono di “Pandora’s Star” di Peter F.Hamilton, scrittore Britannico a me allora sconosciuto ma ben documentato anche su siti italiani (fantascienza.com) e noto per le sue grandiose “Space Opera”.

Un po’ intimidito dal “mattoncino” di mille pagine ho comunque cominciato il libro non senza qualche difficoltà iniziale per l’inglese a volte idiomatico e molto più ricco di quanto non fossi abituato a leggere dal buon Asimov.

In breve sono stato “catturato” dalle vicende di quella che ho scoperto essere  la prima parte della “Saga del Commonwealth” , una Space Opera galattica veramente imponente di cui ho dovuto subito procurarmi il  secondo capitolo intitolato “Juda’s Unchained”. Il tema non è certo originalissimo, il Commonwealth è l’ennesima federazione galattica nelle sue prime fasi di espansione  e dovrà affrontare minacce interne ed esterne, visibili e segrete.

Il primo capitolo

La conclusione

L’opera travolge il lettore, traboccante com’è  di quasi tutti i temi e le tecnologie viste in tutta la Fantascienza scritta e cinematografica. Hamilton attinge a piene mani alle opere di altri autori, l’impronta di Asimov, Heinlein, Clarke, Dick, Sterling e molti altri è evidente, ed è quasi inspiegabile come poi egli riesca a rendere il tutto sotto una luce personale moderna ed accattivante.

L’intero genere fantascientifico è rappresentato, dalla Golden Age al Ciberpunk, c’è veramente di tutto, astronavi, stargate, alieni buoni e cattivi, cloni, hacker, Robot (non senzienti però), Intelligenze Artificiali, e misteriosi sentieri spazio temporali. Tutto in un’ epoca, il 24° secolo, non troppo lontana dalla nostra per conservare i giusti riferimenti ai nostri giorni.

Il racconto viene portato avanti in molte situazioni parallele costellate di intrighi, misteri, battaglie epiche, grandi storie di amicizia, amori tradimenti e perfino (e qui parte il sopracciglio alla Spock) dalla descrizione di non poche scene di sesso! Il numero di  personaggi che si incrociano durante la narrazione è quasi eccessivo rendendo a volte difficile seguire la storia ma anche  inchiodando il lettore alle pagine successive per scoprire come andrà a finire…

Peter Hamilton è un giovane (classe 1960) scrittore molto prolifico sopratutto per quanto riguarda la dimensione dei suoi romanzi che normalmente arrivano anche al migliaio di pagine. In italiano è stata tradotta la voluminosa Trilogia dell’ “Alba della Notte”, mentre è già stata annunciata una nuova trilogia ambientata nello stesso universo del Commonwealth,  di cui è appena uscito il primo volume “The Dreaming Void”.

In conclusione possiamo dire che pur non brillando  certo per originalità Peter Hamilton è un maestro di buona fantascienza, riuscendo a toccare i tasti giusti in grado di accendere l’interesse quanto degli appassionati del genere  come del profano. 

 Andrea Ghilardi - settembre 2007