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I canti di Hyperion

 di Dan Simmons


 


Dopo alcuni anni di pausa, sono voluto tornare alla lettura dei “fabbricanti di universi” cioè agli autori della Fantascienza. Tra le ragioni  del mio allontanamento anche il fatto che ormai questo genere è scomparso dagli scaffali delle librerie “fisiche”, al massimo relegato in poche opere dei massimi maestri come Asimov, Dick, Clarke, Bradbury inserite nella categoria Fantasy, un vero abominio!

Per cominciare ho impiegato quasi un anno per rileggere alcuni dei romanzi del ciclo dei Robot  più tutti i sette libri della Fondazione di Asimov, la prima ed originale “Space Opera”  trovandoli, ad anni di distanza, sempre dei  capolavori di FS classica. 

Space Opera, già, il mio genere di FS preferito: opere di grande respiro, estese nello spazio e nel tempo che hanno il potere di far viaggiare il lettore verso mondi e realtà lontane. Amo i loro personaggi sempre ben delineati e tratteggiati attraverso lo scorrere delle molte pagine che le compongono, personaggi che si fanno amare per la loro umanità o mancanza di tale senza una netta distinzione tra bene e male ma più o meno sfumata come è nella realtà della miseria umana.

Cercando qualcosa di nuovo su Internet mi sono imbattuto in alcune recensioni molto positive del romanzo “Hyperion” primo volume del ciclo dei “Canti di Hyperion” dello scrittore americano Dan Simmons a me allora sconosciuto, le cui opere sono state recentemente ristampate in Italiano dalla Fanucci.


 


 

Incuriosito ho ordinato il libro e, appena arrivato mi sono buttato nella lettura con un certo scetticismo. E’ stata una piacevole sorpresa dopo poche pagine trovarsi “catturato” in un crescendo di emozione  come non mi accadeva da anni, preso da quel rapimento che ti fa dimenticare il tempo che passa tra le pagine di un libro mentre il tuo desiderio di immergerti nelle vicende narrate  prende il sopravvento sul tutto il resto…

Ho una sola parola per descrivere “Hyperion” di Dan Simmons: CAPOLAVORO!

Hyperion, è il primo libro del ciclo dei “Canti di Hyperion” ed introduce  i protagonisti della storia che si presentano al lettore ciascuno con un proprio racconto per spiegare agli altri la ragione per cui si trova li, in procinto di compiere il pellegrinaggio alle fantomatiche Tombe del Tempo, dei manufatti di origine sconosciuta che pare siano giunti dal futuro.

La struttura del racconto è ispirata a quella dei “Racconti di Canterbury” : ciascun pellegrino si presenta  narrando in maniera vivida, intima e profondamente emozionante la propria storia e la ragione per cui si trova li . Simmons comunque non trascura, tra un racconto e l’altro, di tratteggiare la trama dell’universo in cui  si svolgono i fatti, ma lo fa ribaltando i canoni classici della FS spiazzando il lettore: molti concetti, fatti e tecnologie vengono inizialmente dati per scontati senza spiegazioni creando un certo disorientamento.

Nel proseguire della narrazione i dubbi saranno chiariti e i misteri svelati se si avrà la pazienza di seguire l’autore attraverso i  poderosi volumi dell’opera creando di volta in volta un piacevole effetto sorpresa nel lettore.

Simmons è un maestro nel miscelare sapientemente i temi classici della FS quali l’espansione umana nello spazio, il rapporto con le Intelligenze Artificiali e il cyberspazio,   il prolungamento della vita umana,  i viaggi nel tempo, aggiungendo però temi più prettamente letterari come il significato dell’esistenza, il rapporto con la religione e incredibilmente … l’amore.

Ma ciò che fa veramente dei “Canti di Hyperion” un esempio unico nel genere FS è l’uso della poesia, il mio animo di ingegnere si è quasi ribellato al pensiero che la Fantascienza possa essere stata “contaminata” da un genere che si potrebbe pensare agli antipodi, ma Simmons mi ha convinto riuscendo con grande effetto emotivo a farne uno dei binari principali su cui la scorre la storia, incredibile!

Cosa c’entra il clone  di un poeta romantico del 19° secolo , John Keats,  nel grande disegno del destino dell’umanità del 28° secolo? E i versi dei poeti Zen, gli stringati Haiku giapponesi? La risposta l’avrete solo leggendo “I canti”. Ma non temete: la molteplicità di mondi e ambienti diversi,  le grandi battaglie spaziali, armi segrete, intrighi e complotti non mancheranno per la gioia dei fan.

L’opera è divisa in due metà, ciascuna composta di due volumi:

1)     “Hyperion” e “La caduta di Hyperion” raccontano del pellegrinaggio alle tombe del tempo dei sette pellegrini e delle conseguenze che questo avrà sulla storia dell’umanità. (Hyperion ha vinto il prestigioso premio Hugo, l'oscar della FS)

2)     “Endymion” e “Il risveglio di Endymion” sono ambientati tre secoli dopo le vicende dei primi libri con nuovi protagonisti anche se alcuni dei pellegrini originali sono ancora in vita e ben presenti nella storia.

Dan Simmons, scrittore americano di talento famoso sopratutto per i suoi gialli e gli Horror, pur appoggiandosi sulle spalle dei giganti (nel racconto inserisce un  tributo alle leggi della robotica di Asimov), rielabora il tema della “Space Opera” in una maniera veramente originale e toccante facendomi ammettere per la prima volta che stavolta un allievo è arrivato a superare il maestro… Bravo!

 Andrea Ghilardi -  agosto 2017